Sappiamo tutti che non hanno lo stesso impatto di quelle in presenza. Hanno il vantaggio di poter essere viste in differita, quando si ha un momento più di calma, ma non creano una pausa “istruttiva” dal lavoro. Andare a una conferenza non solo ci offre nuovi spunti, studi, informazioni da usare per curare, ma è anche una grande fuga, un modo per spezzare la routine e incontrare persone, per aprire la mente.
Le sessioni on line possono essere viste in silenzio, in un luogo tranquillo, e, questo, è sicuramente positivo, ma poter avere un’intera giornata per se stessi per ascoltare e porre domande ai colleghi vince su tutto il resto.
L’esperienza virtuale è, lo sanno tutti, molto meno attraente dell’esperienza di persona. Sono stati fatti molti progressi, per quanto si siano spettacolarizzate le sessioni, l’impatto di un evento in presenza resta più forte di persona. Ma il dibattito e la discussione che si verificano durante gli eventi in presenza non sono mai più gli stessi virtualmente. L’importante è che le informazioni provengano da una fonte attendibile, ma apprenderli da soli è molto diverso che potersi confrontare con altri seduti accanto a noi.
Lo stesso vale anche per chi organizza l’evento. L’attenzione è sicuramente minore. Non possiamo sapere se dietro a chi partecipa c’è una segretaria che lo chiama o un problema lavorativo, che ha attirato la sua attenzione, distogliendola da dibattito in corso. E anche il dibattito ne risente. Se i partecipanti sono pochi è più facile discute, ma quando sono molti…
Per fortuna durante questa pandemia avevamo già sviluppato la tecnologia per le riunioni virtuali, che ha permesso a tutti di restare collegati.
Chiara Porta
Direttore Responsabile dell’agenzia di comunicazione giornalistica, grafica ed eventi Eo Ipso (www.eoipso.it)