In passato era pratica comune inserire nel logo o appena sotto di esso l’anno di fondazione dell’azienda. L’esigenza è nata per ragioni squisitamente tipografiche dei giornali della prima metà del Novecento. La pubblicità sui media dell’epoca era, infatti, in gran parte un esercizio tipografico. I caratteri disponibili erano pochi. Si andava in macchina componendo parola per parola, lettera per lettera, ogni articolo o ogni inserzione. Le aziende potevano fare poco per comunicare un messaggio positivo. Uno dei modi più utilizzati e concisi per comunicare la buona fede di un’azienda era allegare un “Fino dal” o un semplice “Dal” seguito dall’anno in cui era stata fondata la società. Questa semplice operazione dimostrava che l’azienda era affidabile, legittima e, beh, “consolidata”. Non un’operazione mordi e fuggi.
Bisogna aspettare gli anni Sessanta, con l’epoca dei timbri in gomma, per vedere cambiare questa tendenza. La grafica si sbizzarrisce. Negli anni Settanta vediamo toccare il minimo storico di utilizzo delle date di fondazione.
La tendenza oggi sta tornando di moda. Oggi sottolineare l’anno di fondazione può servire a:
- segnalare la longevità di un’azienda
- ne fa un punto di forza sottolineando al sua grande esperienza nel campo
Naturalmente sottolineare l’anno di fondazione non serve quando l’azienda è recente, se non per evidenziare il successo di una start up.
L’anno di fondazione sta tornando in auge anche come tendenza di design: serve a evocare una nostalgia per i loghi e le pubblicità del passato. Connota una “vecchiaia” usando questa convenzione che è caduta fuori moda negli anni ’70. Come altri aspetti dell’estetica – pensate a un arredamento riproposto e al legno di recupero – “Dal..”. cerca di presentarsi come una sorta di indicatore di autenticità, un residuo di un’epoca passata in cui le cose sembravano meno effimere dei pixel digitali di oggi e più reali e radicate in oggetti tangibili. Questa patina dell’antichità è precisamente il punto. Possiamo aggrapparci a particolari segni storici ed esagerare la loro effettiva importanza.
Chiara Porta
Direttore Responsabile dell’agenzia di comunicazione giornalistica, grafica ed eventi Eo Ipso (www.eoipso.it)