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Ma capitela: la notizia non è mai il brand del cliente

18 Marzo 2018

Proprio non ce la fanno: è più forte di loro! Prima devono dire quanto è bello, quanto è grande, quanto è interessante il brand del loro cliente. E poi, forse, riescono a tratteggiare il fatto che potrebbe diventare notizia.

Sto parlando del modo di comunicare da pierre, purtroppo seguito anche da tanti colleghi che, per di più, pensano di avere ragione e che la colpa sia tutta dei “cattivi” giornalisti delle redazioni. Colpevoli, secondo loro, di non comprendere le notizie.

L’ennesimo esempio è delle scorse settimane.

Per ragioni di lavoro ho avuto contatti con un ufficio stampa gestito con i classici metodi da pierre, che mi ha chiesto dei dati generali del settore della vendita a domicilio. Non ce n’erano di recenti, giro quel che ho e dopo un paio di giorni mi arriva per conoscenza il loro comunicato.

Con una mail accompagnatoria: «Mi auguro di cuore che i dati da voi forniti “aiutino“ a fare accendere qualche lampadina anche ai giornalisti più “ indifferenti”!».

Bho, penso, se la tua notizia non ha forza in sé, come la può avere con dei dati che abbiamo già comunicato da tempo?

Così apro il comunicato e leggo (in corsivo le parole che ho cambiato per non citare il brand e in neretto la notizia. E, sì, le maiuscole stanno proprio nel testo originale: sic!): «Cosmetici naturali di altissima qualità, prodotti in quel tal Paese e distribuiti attraverso “Party” a domicilio. Amati da migliaia di consumatori che, ogni giorno, aprono le loro case a 24.000 Incaricati alle vendite. Qualità, fiducia e responsabilità sono i pilastri sui quali l’azienda, che è ai vertici della vendita diretta, ha costruito la propria relazione con il mercato e rinnovato, ogni giorno, il patto con i propri consumatori. Per questo, nella settimana del 27 febbraio, l’azienda aderisce a “M’Illumino di Meno”, evento nazionale sul risparmio energetico giunto alla 13° edizione , promuovendo in tutto il Paese inconsueti “Incontri-Party” con i consumatori………a lume di candela!».

Analizziamo: 607 battute (10 righe, addirittura più di una “breve” di un qualunque giornale) di “fuffa” su quant’è bello e quant’è bravo il mio brand prima di dare la notizia. Che, dimenticavo, non viene messa neanche nel titolo.

Ora: io, oggi, sono arrivato all’undicesima riga solo per ricordarmi cosa non si deve fare. Ma se fossi stato ancora in redazione, mi sarei fermato alla seconda riga e poi sarei passato ad altro. Archiviando il comunicato come la classica velina pubblicitaria.

Non perché io sia indifferente, ma perché tu non sai interessarmi.

Se vogliamo ragionar con i media, proviamo a parlare il linguaggio dei giornalisti, mettendo in cima al pezzo la notizia e lasciando che sia lei a far parlare del vostro cliente.

Così, magari, le cose andranno meglio … senza il magari!

Perché la notizia non è mai il brand del cliente.

Marino Pessina

Ceo Eo Ipso (www.eoipso.it)

brandgiornalismopressofficestrategy
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