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Social come distributori di notizie: il rischio della bolla dell’algoritmo

21 Gennaio 2019

Sono abbastanza avanti con gli anni da poter dire di aver vissuto non solo l’avvento dei social media, ma anche la diffusione di Internet, l’invenzione dell’iPhone, la crescita del feed di notizie di Facebook, una vera rivoluzione nel modo di comunicare. Dal tempo dei miei nonni a quello di mia figlia è cambiato tutto.

Oggi mi preoccupa molto il predominio delle piattaforme di social media come i distributori ed editori di notizie. Le notizie che vediamo sui social media ci vengono proposte tramite un algoritmo che valuta ciò che ci piace maggiormente. Gli algoritmi di Facebook, Google e altre piattaforme ricordano le nostre scelte passate e selezionano le notizie da proporci in base ai nostri gusti.

I fruitori, o se vogliamo lettori dei social, sono spesso esposti solo a notizie attraverso i loro feed di notizie su Facebook o Instagram. Così il nostro mondo diventa armonioso unicamente con il nostro modo di pensare. Non c’è più il bianco e nero, l’osservare le due facce della stessa medaglia, ma una sola, la nostra.

Ogni volta che nascondiamo un post che non ci piace, che non esprimiamo la nostra opinione, che togliamo dalla nostra cerchia di amici virtuali qualcuno che non la pensa come noi, stiamo restringendo il nostro universo social. Vi siete mai chiesti perché non riuscite più a seguire alcuni dei vostri amici? Quelli che la pensano diversamente da voi, con cui interagite poco, a cui solitamente non mettete “mi piace”?

I social vivono di pubblicità e per questo tracciano le nostre preferenze, per fare in modo che le inserzioni funzionino meglio.

Spero che, come ogni bolla che si rispetti, a un certo punto scoppi. I giornali, sebbene in crisi, stanno proponendo abbonamenti digitali e rappresentano ancora una fonte di notizie di alta qualità.

Io ho ancora fiducia nelle persone: come un tempo si compravano due quotidiani per avere diverse opinioni sullo stesso fatto, anche oggi si può fare lo stesso, anche sui nuovi media. E’ sufficiente non usare i social come semplici spettatori, ma cercando fonti diverse che raccontino lo stesso fatto.

Il nostro cervello non funziona in base a un algoritmo. Utilizziamolo attivamente.

Chiara Porta

Direttore Responsabile Eo Ipso (www.eoipso.it)

algoritmobollaeditoriafacebookfakenewsgiornalismo
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