Ci vuole pazienza, costanza, competenza. Non basta un post o una newsletter ogni tanto. Le strade sono tante, ma tutte passano da una comunicazione efficace e da contenuti di qualità, dati con cadenza regolare. Solo così si riuscirà a posizionarsi con le persone, con i giornalisti, con i clienti, con le aziende.
Per essere un punto di riferimento bisogna essere presenti. Nel caso delle aziende, l’ufficio stampa deve lavorare in stretta collaborazione con il marketing e con chi si occupa dei social, se non lo fa direttamente.
Servono teste pensanti. Nel caso di Ceo o di manager stra-impegnati è chiaro che servono persone di supporto, uno staff che possa cogliere gli input e trasformarli in comunicazione.
Se ci vengono fatte delle domande bisogna rispondere ovviamente in tempi celeri, ma soprattutto in modo esaustivo. E non sempre può farlo un call center con risposte preconfezionate. Ci sarà sempre qualcuno che vi chiederà qualcosa che non avrete previsto. Non conta la riposta immediata, conta la qualità della risposta. Si può anche prendere tempo, eventualmente facendo dire al call center: “Abbiamo inviato la sua domanda a uno specialista, a un manager, un tecnico, interno all’azienda che le risponderà nei prossimi giorni”. La risposta, però, poi deve arrivare ed essere esauriente. Così si costruiscono relazioni, si diventa opinion leader.
Nel caso dei giornalisti, invece, la fretta c’è. Bisogna rispondere nei tempi delle pubblicazioni o delle reti dove lavorano. Se non si arriva in tempo la prossima volta chiameranno un altro.
Non bisogna farlo una volta, ma con costanza. I risultati, nel tempo, saranno sempre più importanti. Sono tante, tantissime, le case history che lo dimostrano.
Chiara Porta
Direttore Responsabile dell’agenzia di comunicazione giornalistica, grafica ed eventi Eo Ipso (www.eoipso.it)